Introduzione
L’uomo
è un essere misterioso
L’uomo e la donna sono
esseri misteriosi chiamati a dimorare su un mondo
altrettanto strano e misterioso. Un mondo che fa parte di
un Universo per lo più sconosciuto, un luogo indefinito
nello spazio e nel tempo infinito.
Questa riflessione può apparire strana. Eppure se ci
soffermassimo a pensare al mistero della vita, al percorso
che ognuno è chiamato a compiere sulla Terra, ci
apparirebbe subito evidente quanto poco sappiamo delle
reali cause che muovono il Tutto.
Le domande sono antiche. Che cos’è l’essere umano? Da dove
viene? Perché si trova immerso in questa esperienza che
chiamiamo vita? E cos’è veramente la vita?
Perché nasciamo, amiamo, proviamo gioia e dolore, ci
ammaliamo e moriamo?
E quando quella che conosciamo come morte sopraggiunge,
che cosa ci accade? Dove andiamo e cosa diventiamo?
Continuiamo a esistere o ci dissolviamo per sempre?
Filosofia, teologia, religione. Tante scienze e tanti
sforzi per cercare di trovare delle risposte. Ma sono
risposte di uomini a interrogativi di uomini!
E’ come se un bambino chiedesse a un altro bambino com’è
la vita degli adulti. La risposta sarebbe una mera
supposizione…
Tutto sommato la cosa più saggia che possiamo fare è
quella di continuare a considerare la vita come un grande
mistero e cercare di penetrare nel mistero. Vivere
penetrando il mistero…
Domande e risposte sono solamente tentativi per
accontentare la mente, ma la mente non può penetrare il
mistero. Non ci sono parole per descrivere veramente il
mistero della vita, si può soltanto sperimentare e sentire
con la nostra essenza profonda.
In fondo, navighiamo in un mare di ipotesi e congetture e
ci affidiamo ai nostri poveri sensi fisici per
interpretare una realtà che non sappiamo nemmeno quanto
sia reale.
E pensiamo, riflettiamo, studiamo, ma quanto è reale un
pensiero?
Come già dissertavano i filosofi greci: è più reale un
oggetto o il pensiero dell’oggetto stesso?
E’ più reale, per esempio, una mela o il pensiero della
mela?
Molti sorridendo penseranno che la risposta sia scontata:
la mela è reale!
Ma da dove arriva questo frutto? E che cos’è veramente la
mela senza un osservatore che la vede, la riconosce e le
attribuisce le proprietà che pensa le appartengano?
Una mela, allora, potrebbe essere semplicemente una
concentrazione di energia, in perenne mutamento, frutto
dell’albero che la porta, fonte di energia per altre forme
di energia, destinata in breve tempo a trasformarsi. La
mela è dunque una realtà istantanea che perde ogni
concretezza oggettiva prolungando il periodo di
osservazione. La mela è, per estremo, un’entità variabile
in funzione del tempo.
Se non fossimo in grado di guardare alla mela nei termini
consueti ben poco sapremmo di questo prezioso frutto.
Non è, allora, il pensiero della mela altrettanto reale
del frutto stesso?
E il ricordo? Che cosa ne sarebbe delle cose che pensiamo
di conoscere se non potessimo contare sulla memoria che
abbiamo di esse?
Tutto il nostro mondo si fonda sulla percezione e sul
ricordo che noi abbiamo di esso e sulla conseguente
rappresentazione interna.
La realtà diviene così reale soltanto nel momento in cui
noi le attribuiamo determinate caratteristiche e valori.
La realtà, in certo qual modo, si crea nel momento stesso
in cui l’uomo pone la sua attenzione su di essa.
“… l’uomo
è indispensabile al compimento della creazione; anzi
egli è addirittura il secondo creatore del mondo, colui
che solo ha dato al mondo un’esistenza obiettiva, senza
la quale esso, non sentito, non visto, silenziosamente
nutrendosi, dando nascita e morte, facendo muovere teste
per centinaia di milioni di anni, sarebbe precipitato
nella profondissima notte del non-essere, verso una fine
indistinta. La coscienza umana ha creato l’esistenza
obiettiva e il significato, e così l’uomo ha trovato il
suo posto indispensabile nel grande processo
dell’essere.”
Carl
Gustav Jung
Bellissimo, e quanto mai
pertinente, questo pensiero di Jung tanto che, dopo averlo
incontrato leggendo i suoi illuminanti scritti, non
abbiamo potuto fare a meno di porlo in evidenza.
Ben più di quanto crediamo dipende dal nostro modo di
vedere e di pensare.
Per questo motivo nella vita non possiamo affidarci
unicamente ai nostri cinque sensi fisici, ma dobbiamo
diventare coscienti della potenza del pensiero e delle
possibilità di altri organi sensori in grado di percepire
molto di più.
Per trovare le risposte alle domande che ci siamo appena
posti abbiamo bisogno di trascendere il piano strettamente
fisico!
Questo è l’unico modo per valicare l’ostacolo dei limiti
umani. Limiti che sono confini auto-imposti inerenti la
vita terrena, ma noi apparteniamo a una realtà molto più
estesa… una forza infinita.
Un uomo strettamente racchiuso nelle sue vesti materiali e
in una rigida razionalità è inevitabilmente limitato nel
cogliere l’essenza metafisica della vita.
Ma chiunque può oltrepassare questi confini perché
racchiude in sé, latente o assopita, la conoscenza
universale, la forza creatrice, una scintilla divina.
L’uomo, non dovrebbe mai dimenticarlo, è parte
dell’infinita Forza creatrice e, a un livello profondo,
conserva la memoria di questa sua essenza. Senza tale
memoria inconscia, probabilmente, egli non sentirebbe
neanche nascere in sé l’esigenza di porsi e trovare
risposta a certe basilari domande esistenziali.
Più o meno sporadicamente riaffiorano alla coscienza
barlumi di ricordo e gli uomini formulano domande nel
tentativo di inseguire e recuperare le loro memorie
ancestrali. Nel corso della ricerca si riscoprono
territori meravigliosi che erano rimasti avvolti dalla
nebbia nell’oblio.
E si riscoprono veramente! Perché non si tratta tanto di
esplorare per la prima volta, quanto di ricordare,
recuperare antiche conoscenze, risvegliare la memoria
assopita… Cerchiamo nei ricordi un po’ come facciamo con
le immagini della realtà fisica… Pensiamo di aver
dimenticato, ma poi ritroviamo dentro di noi, per esempio,
alcuni episodi di quando eravamo bambini oppure prende
forma nella nostra mente quel particolare paesaggio
osservato durante quella splendida vacanza…
Qualcosa di simile, possiamo dire, si verifica per le
conoscenze soprasensibili: si rammentano esperienze che
oltrepassano i confini della solida realtà tangibile e
così le si possono descrivere ad altre persone che, a loro
volta, le avevano solamente scordate.
Abbiamo semplicemente dimenticato: dobbiamo risvegliarci e
ricordare.
Per compiere questo lavoro è necessario affidarsi a quella
parte di noi che sa e che possiamo chiamare il Sé
superiore.
Ma la scintilla illuminante ha bisogno di essere cercata,
riconosciuta e tenuta desta per evitare di ripiombare nel
buio di un’esistenza limitata.
Per gli
esseri incarnati, la vita rappresenta per lo più
un’incognita e non lascia trapelare i suoi segreti che
tramite fugaci barlumi. Saltuarie luci che rischiarano il
pensiero e la comprensione per poi lasciarli ripiombare
nelle tenebre dell’ignoranza.
Attraverso queste effimere schiarite si intravede un certo
senso dell’esistere, una sorta di percorso, ma la trama
del Grande Disegno rimane per lo più ignota.
L’uomo impara, quindi, molto presto che, se vuole vivere
tranquillo, è meglio che non si ponga troppe domande. Per
trascorrere una vita “serena”, senza tarli, nevrosi o
follie egli deve mettere a tacere quegli incomodi quesiti
che non farebbero altro che alterare pericolosamente il
suo delicato equilibrio psicofisico.
Per tutti quelli che come noi, nonostante i ripetuti
tentativi, non sono riusciti a ridurre al silenzio quello
scomodo personaggio interiore, inizia un lungo e tortuoso
cammino che forse non terminerà mai.
Decisamente fastidioso, partire per un viaggio del quale
non conosciamo la durata e nemmeno la destinazione!
Spesso, però, la partenza non è cosa che si decida a mente
fredda seduti a tavolino, bensì assomiglia di più a una
spinta interna, un’intima esigenza, e prima di rendersene
conto ci si trova già sulla strada…
Alcune volte il percorso è talmente accidentato che si
farebbe volentieri dietro-front, ma altre volte ci si
imbatte in esperienze così interessanti da rendere
impensabile l’idea di rinunciare.
Gioie e dolori fanno parte della vita di ognuno, non siamo
mai al riparo da brutte sorprese, neanche quando chiudiamo
occhi e orecchie alle turbolente richieste dell’Anima.
Vale, allora, davvero la pena tirare avanti con la testa
china oppure conviene intraprendere il sentiero della
ricerca che rende la vita un’avventura ancora più
affascinante?
La fatica che dobbiamo fare per non porci troppe domande
non è forse la medesima alla quale ci sottoponiamo quando
cerchiamo le risposte?
Tanto vale, a questa stregua, indirizzare i nostri sforzi
verso la ricerca e oltrepassare i confini di quella che
chiamiamo comunemente realtà!
In questo modo, la vita stessa acquista un sapore
totalmente nuovo, si impara a non dare nulla per scontato
e, così facendo, si scopre la meraviglia di vedere il
mondo attraverso gli occhi di un bambino che non smette
mai di stupirsi…
C’è un passaggio di una bella canzone di un nostro
cantautore, Francesco Guccini, che esprime in maniera
artistico-poetica proprio questa trasfigurazione del mondo
attraverso una visione più fantastica della realtà. Nel
brano, Don Chisciotte spiega al suo fedele scudiero Sancho
come e perché abbia deciso di vivere in maniera
avventurosa sotto i dettami del cuore piuttosto che
conformarsi al credo dei più. A noi è parso un bel modo di
comunicare, con poche parole, un pensiero così intenso:
“Sancho
ascoltami ti prego, sono stato anch’io un realista,
ma ormai oggi me ne
frego e anche se ho una buona vista
l’apparenza delle cose
come vedi non m’inganna
preferisco le sorprese
di quest’anima tiranna
che trasforma coi suoi
trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e
ti accende i sentimenti.
Prima d’oggi mi annoiavo
e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo
nuovo che non teme di soffrire.”
Tratto da Don
Chisciotte di Francesco Gucci
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